giovedì 5 settembre 2013

RICOSTRUIRE MEMORIA


Quando avevo 25 anni c’è stato un incidente a casa mia e così ho perso tutte le foto fatte negli anni precedenti. Io non ho foto di quand’ero bambina, non ho foto dei miei primi viaggi, della scuola. Io non ho più foto. Quelli erano anni in cui forse non esistevano ancora le macchine digitali e le foto si stampavano: portavo il rullino dal fotografo di paese e dopo cinque giorni andavo a ritirare una busta contenente le 24 foto, i negativi e solitamente un portafotografie di plastica. Spariti i negativi e sparite le fotografie.
Poi qualche anno fa ho conosciuto il lavoro di Moira Ricci, ho avuto modo di parlare con l’artista Silvia Camporesi (incontrata da MI-Camera), ho chiacchierato a lungo con il mio amico fotografo Marco Benna e allora mi è venuta un’idea: ricostruire la mia memoria.
E così ho cominciato a raccogliere fotografie di amici miei coetanei, foto in cui magari apparivano oggetti della mia infanzia, o fotografie rovinate dal tempo come lo sarebbero state anche le mie. Ho modificato le sorelle delle mie amiche, facendole somigliare a me. Mi sono infilata nella vita degli altri.
Qui pubblico qualche foto ma il lavoro va avanti.

APPENA NATA - SETTEMBRE 1975



Nella prima foto del mio album di famiglia ci sono io ad una settimana di vita. Per ri-costruire questa immagina ho utilizzato una foto fatta da me ad Amalia, mia nipote: mia madre ha sempre detto che ci somigliavamo molto.



CON GLI AMICI DI MAMMA E PAPA'


In questa foto ho 7 mesi, sono con gli amici di mamma e papa'.


Ho utilizzato una foto dell'album di famiglia della mia amica Federica: nell'immagine c'è sua sorella, Silvia. Il contesto mi ha subito ricordato la prima casa in cui ho abitato. Ho modificato il colore dei capelli e leggermente gli occhi per farla somigliare di più a me.



IL GIORNO DEL MIO SECONDO COMPLEANNO - SETTEMBRE 1977


Il giorno del mio secondo compleanno.


Ho utilizzato la foto del secondo compleanno della mia amica Marta.



CON I FIGLI DEI VICINI DI CASA IN CORTILE. PRIMAVERA DEL '78

Questa è un'immagine della primavera del '78. Qui sono in cortile con i miei vicini di casa.

Ho utilizzato una vecchia fotografia della mia amica Marta. L'anno è lo stesso.



CON GIANNA, UN'AMICA DI MAMMA - c. 1978


A casa di Gianna, un'amica di mamma.


Nella foto in realtà compaiono Marta e sua mamma Gianna.



CARIGNANO. SETTEMBRE 1979

Qui ho appena compiuto 4 anni, sono con i miei amici in cortile.



In realtà la bambina sulla destra è Marta.



CARIGNANO 1982. ASPETTANDO LAURA


E' il 1982. Sono con Gianna, un'amica della mamma: a casa stavamo tutti aspettando l'arrivo di mia sorella Laura.


1982, nella foto compaiono Marta e sua mamma Gianna



L'UNICA FOTO CHE MI RESTA


Questa è l'unica foto che mi rimane, al centro ci sono io.



TORINO. TEATRO CARIGNANO


Ho lavorato tanti anni in teatro. Questo è un ricordo dietro le quinte, a 23 anni.


La foto precedente è stata costruita utilizzando una foto del mio caro amico Massimo, il mio fidanzato di allora.



PORTOVENERE 1999


Portovenere, bar Lamia. Con Oreste Valente, il direttore del festival e Judith Malina. Facciamo colazione prima di parlare dello spettacolo.


Il luogo e il contesto sono gli stessi: io c'ero ma non ne ho più traccia. Ho deciso così di inserirmi nella foto.


CARIGNANO 1999


Qui sono in mansarda, con il mio cane Antigone che ha appena distrutto una palla arancione.


E' lo stesso contesto e, come si può vedere, mi sono inserita sulla poltrona.



TORINO. MURAZZI


Qui sono in un locale ai Murazzi di Torino, con Laura e Federica.


Questa è la foto di partenza, dall'archivio di mia sorella.


da Sant'Agostino

Ma quando è la memoria a perdere qualcosa, come avviene allorché dimentichiamo e cerchiamo di ricordare, dove mai cerchiamo, se non nella stessa memoria? Ed è lí che, se per caso ci si presenta una cosa diversa, la respingiamo, finché capita quella che cerchiamo. E quando capita, diciamo: "È questa", né diremmo cosí senza riconoscerla, né la riconosceremmo senza ricordarla. Dunque ce n'eravamo davvero dimenticati. O forse non ci era caduta per intero dalla mente e noi, con la parte che serbavamo, andavamo in cerca dell'altra parte quasi che la memoria, sentendo di non sviluppare tutt'insieme ciò che soleva ricordare insieme, e zoppicando, per cosí dire, con un moncone d'abitudine, sollecitasse la restituzione della parte mancante? 


da Philippe Dubois


"... al di là delle pose fisse, degli stereotipi, dei cliché, dei codici antiquati, al di là dei rituali d'ordine cronologico e dell'inevitabile scansione degli avvenimenti familiari, l'album di famiglia non cessa d'essere un oggetto di venerazione...

... lo si apre solo con emozione, in una specie di cerimoniale vagamente religioso, come se si trattasse di evocare gli spiriti. Certamente ciò che conferisce un tale valore a questi album non sono né i contenuti rappresentati in se stessi, né le qualità plastiche o estetiche della composizione, né il grado di somiglianza o di realismo dei cliché, ma è la loro dimensione pragmatica, il loro statuto di "indice", il loro peso irriducibile di riferimento, il fatto che si tratta di vere tracce fisiche di persone singolari che sono state lì e che hanno dei rapporti particolari con coloro che guardano la foto."


da Lucien Febvre

Come sottolinea Lucien Febvre, “l’uomo non si ricorda del passato: lo ricostruisce sempre”. Perché, come invece sottolinea lo scrittore, “se la memoria è elaborata nel presente e si propone per il futuro significa che noi non ricordiamo ‘quello che è avvenuto’ come se fosse un dato, ma che lo ricordiamo attivamente, ossia insieme ne produciamo e riproduciamo la memoria”.









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